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Beppe Grillo. |
Chi genera movimento inevitabilmente immette caos in un sistema stabile. Solo che a volte i risultati non sono quelli sperati e il dinamico tentativo di originare un ordine diverso delle cose si riduce a una confusa sparatoria alla luna.
Beppe Grillo è una persona che ha avuto un progetto lodevole; il suo blog ha raccolto tante voci dimenticate, ha sostenuto progetti importanti fino all'idea di far nascere un soggetto politico lontano da logiche partitiche e fondato sul semplice associazionismo civico. Il Movimento 5 stelle ha preso vita dandosi un programma, misurandosi su idee e non su ideologie, ed urlando nelle piazze la propria distanza dalla politica mercenaria. Dice Grillo che "se togli i soldi alla politica resta la passione, se metti i soldi nella politica resteranno solo quelli"; tesi sommaria e condivisibile in un certo senso; ma allora perché un comico che offre uno spettacolo di un paio d'ore, non lo presenta come servizio ricreativo o divulgativo nelle piazze e invece fissa il biglietto d'ingresso a cifre proibitive per gran parte della popolazione? Non troppo democratico nè partecipativo, mi sembra.
Perché quel comico una volta rompeva i computer sul palco in segno di dissenso totale verso un mondo votato ad un vuoto progresso tecnologico e ora vede la rete di Internet come l'unica salvezza dell'umanità?
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Grillo in un Vaffa-day. |
Ha cambiato idea e non c'è niente di male in sè nel farlo; purtroppo però, col passare del tempo, Grillo ha dato al movimento una caratterizzazione sempre più giacobina, insistendo più sulla rivendicazione di una pura e incontaminata alterità del suo movimento, eccedendo nel livore senza evolversi nelle proposte.
In ogni caso il riscontro elettorale è stato positivo, in alcuni casi (vedi il 10% di Bologna) eccezionale; l'ingresso nei consigli comunali dei suoi giovani seguaci è un fatto positivo che tuttavia lascia spazio a un dubbio: come faranno i suoi esponenti a realizzare progetti e a farli approvare mentre il loro leader continuerà nella sua totale intransigenza verso qualsiasi attore politico e sputerà veleno sul famigerato sistema? Del resto la politica è nella sua accezione più nobile l'arte del compromesso e non si capisce perché questo debba sempre essere visto come uno scadimento e non come un'elevazione dell'interesse pubblico. I recenti attacchi del poliedrico personaggio genovese alla sinistra sono una sua strategia di posizionamento proprio in quel sistema tanto vituperato; Grillo sa che Berlusconi è a fine corsa e adesso ha bisogno di un nemico nuovo: lo ha individuato nella partitocrazia in senso indiscriminato, concentrandosi sul Pd perché probabilmente sarà il prossimo partito al governo. Gli attacchi gratuiti a Pisapia attraverso la storpiatura del nome, innovativa tecnica comica usata persino da quel giullare che conduce il Tg4, l'oscuramento totale della notizia del plebiscito per l'ex amico De Magistris e la solita litania qualunquista, fanno pensare a un Grillo spiazzato da un tale entusiasmo popolare verso figure che non avevano la certificazione di purezza 5 stelle. Eppure hanno vinto, hanno ridato speranze e creato aspettative: i partiti sono stati strumenti e non attori protagonisti.
Dal suo blog continuerà senz'altro a lanciare strali erga omnes e spesso saranno pretestuosi; continuerà a mostrare le violenze sugli indignados dimenticando che Pisapia era stato anche l'avvocato della memoria di Carlo Giuliani, si batterà per i referendum, scordandosi che nelle piazze festose di lunedì si parlava tanto anche di questo. Il movimento è vorticoso, si sa: le ragioni dei ragazzi restano, qui come in Spagna.
I demagoghi invece sono solo provvisori. E inutili, come diceva Pericle.