mercoledì 25 maggio 2011

Domandare è lecito. Rispondere è democrazia.

I confronti televisivi tra candidati sono una risorsa informativa di cui gli italiani hanno dovuto troppo spesso fare a meno negli anni scorsi. La strategia prediletta è stata quella del propagandare il proprio messaggio attraverso testimonianze indirette, solitamente affidate a professionisti dello scontro verbale da talk show. Un pessimo servizio per la democrazia e certamente un ossimoro rispetto alla personalizzazione della politica avvenuta nell'ultimo decennio; parte in causa di questo degrado civico è stato l'atteggiamento accomodante di una certa stampa che ha permesso ai governanti eccessi oratori privi di contraddittorio.
Il logo della campagna spagnola.
Come ha evidenziato Travaglio in un recente pezzo sul Fatto Quotidiano, in Spagna sta raccogliendo grande attenzione una campagna lanciata da alcuni giornalisti, chiamata "sin preguntas no cobertura": la stampa non darà visibilità a quei politici che continueranno a convocare conferenze stampa senza che ci sia la possibilità di fare domande. Nei cinque celebri interventi di Berlusconi della scorsa settimana le domande c'erano, ma solo come costruzione di sceneggiatura: lo ha confermato l'Agcom con una sentenza che, nel punire l'eccesso di esposizione inopportuna del premier, sottolinea come tale presenza non sia stata supportata da alcuna notizia. In parole povere: non ha detto niente. E' solo colpa sua? No, non possiamo prendercela sempre con lui; un giornalista che ha l'occasione di un'intervista così importante, deve creare la notizia; ha il dovere deontologico di mettere alle corde il principale burattinaio del teatrino politico italiano. Purtroppo le linee editoriali di molti tg non lasciano spazio a questo tipo di giornalismo e sono fiancheggiatrici di quella politica che preferisce ricorrere a decreti piuttosto che a dibattiti parlamentari. 
Zedda e Fantola
Oggi ho visto confrontarsi su Sky i due candidati rivali di Cagliari, Zedda e Fantola; è stato un confronto acceso, in un clima per niente asettico e moderato con professionalità ed equilibrio da un giornalista serio; entrambi hanno mostrato la loro faccia, forse la migliore, senza ricorrere a provocazioni sterili e attacchi personali, cercando di convincere dialetticamente gli elettori attraverso i programmi.
I cittadini sardi hanno così giovato di un ulteriore elemento di riflessione per scegliere chi sarà la loro guida nel prossimo lustro. La loro scelta sarà più consapevole grazie anche alle domande cui è stata data risposta. 
Se vale il detto "domandare è lecito, rispondere è cortesia", non ci resta che sperare nella gentilezza dei prossimi rappresentanti.


2 commenti:

  1. come disse anni fa Beppe Grillo, non é la libertá d'informazione che manca, sono i giornalisti! Ormai sono tutti burattini che devono stare dietro a ció che dicono i "capi"....
    Le sovvenzioni statali ai giornali poi sono un obrobrio... tieni in vita giornali tipo libero o il giornale che altrimenti non ce la farebbero! lúnico giornale che funziona e'il fatto che non prende sovvenzioni!! non parliamo poi della tv!

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  2. Beppe Grillo ha avuto il grande merito di sfruttare un canale di comunicazione nuovo e sconosciuto alla gerontocrazia. Certamente poi si lascia andare in qualche eccesso: l'altro giorno ho consigliato a Scalfari di rinchiudersi in un ospizio perchè aveva trascurato il suo movimento nell'editoriale domenicale. Non so se non ci siano giornalisti, sicuramente, al di là delle sovvenzioni statali, c'è un'assenza di editori puri.
    Ciò porta inevitabilmente a legami coi poteri forti e a una libertà di opinione dimezzata.
    Il Fatto è un fenomeno che sfugge a quest logica e i risultati si vedono...

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