C'era da scommetterlo. La sbandierata intenzione dell'entourage del Pdl di tenere bassi i toni nella campagna elettorale milanese è naufragata rapidamente; il livore delle settimane che hanno preceduto il voto del primo turno continua a pervadere la comunicazione politica del sindaco uscente; dopo i falsi scoop personali, le visioni apocalittiche sui prossimi flussi migratori, le minacce di un' imminente deriva stalinista, sono arrivate anche presunte azioni violente di seguaci di Pisapia ai danni di un'indifesa sostenitrice della Moratti in un mercato cittadino. Fosse vero, l'episodio sarebbe di una gravità inaudita e riporterebbe lo scontro politico su piani che il nostro paese ha faticosamente messo alle spalle; fosse (come sembra da varie testimonianze) falso, il caso sarebbe ancora più allarmante; premesso che qualsiasi reato dovrebbe essere denunciato alle autorità competenti e non messo nel calderone mediatico in termini vaghi, appare imbarazzante l'irresponsabilità di chi, dall'alto di posizioni istituzionali, diffonde simili menzogne; Berlusconi ha parlato ai giornalisti in modo dettagliato dell'aggressione, dimenticando, forse per un'idiosincrasia cronica, di fare la stessa cosa con le forze che dovrebbero occuparsi del mantenimento dell'ordine pubblico; dall'altra parte Pisapia, "l'amico dei terroristi" e "ladro di auto", ha preferito seguire canali istituzionali, discutendo dei recenti episodi direttamente col questore; nonostante si accinga a "portare la droga a Palazzo Marino" e a trasformare Milano in una "zingaropoli", ha scelto nei fatti la via della moderazione; non per strategia ma per una semplice attitudine personale a fuggire lo scontro e a privilegiare la via del dialogo coi cittadini. Ascoltando ovunque ed evitando di inseguire la Moratti in argomenti extragovernativi.
In un recente messaggio Berlusconi si è detto preoccupato delle continue "contestazioni antidemocratiche" che hanno reso complicati gli ultimi comizi del sindaco uscente; tra questi estremisti, vale la pena di ricordarlo, anche un gruppo di disabili, apparentemente milanesi ma più probabilmente mandati dalla sinistra estrema a boicottare il lavoro svolto dalla Moratti nei servizi sociali.
Presidente, sia serio: continuare a vedere complotti e strategie estremiste dietro la figura di un candidato che ha iniziato la sua scalata da un partito col 4%, che ha sempre espresso posizioni garantiste, è una tesi tragicomica; denunciare, senza portare prove, episodi di violenza, rischia di scatenare un vortice inquietante. Cerchi piuttosto di capire i motivi veri di un cambiamento d'opinione, questo sì, davvero radicale ed estremo. Magari non vincerà la tornata elettorale, ma forse non perderà ulteriormente la residua dignità. In extremis.
Pisapia ha solamente fatto ciò che è normale per chi non ha niente da temere. Il problema è che anche Berlusconi non pare temere le forze dell'ordine ed i professionisti della giustizia. Da Gad Lerner si titola: Pauropoli. L'auspicio è che nessuno debba più avere paura, né perdere la fiducia, né provare continua indignazione, né divenire pessimista, o peggio indifferente. Che viga la regola della legge, come negli Stati Uniti, dove tutti sono comunque al sicuro e possono vivere come vogliono. Semplicemente viviamo!
RispondiEliminaUno schifo, fra le tantissime cose che vanno male in Italia, almeno certi rischi terroristici e di ribellione violenta di massa non esistono... un governo immobile e privo di significato non puo'fare altro che cercare di intimidire i cittadini per restare al comando....
RispondiEliminaQuanto al commento sopra, che negli USA tutti si sentano al sicuro e'opinabile!! anzi, non e' falso!
Gli Stati Uniti sono una nazione in continuo movimento, esprimono cambiamenti epocali ma spesso ricadono nel conservatorismo più retrivo. La sensazione del "sentirsi al sicuro" non credo che sia universalmente diffusa: è un paese in cui i contrasti sociali, dovuti per lo più ad asimmetrie di reddito, sono ancora forti ed è ancora facile che alcune etnìe siano meno protette rispetto ad altre. Obama o no, le grandi svolte passano per il Congresso, i cui rappresentanti sono spesso sostenuti da interessi economici rilevanti. Quello che dobbiamo invidiare loro è l'idea di mettere le istituzioni prima dell'interesse personale. Su questo siamo molto indietro...
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