La parata del 2 giugno. |
Giovedì si sono tenute le consuete celebrazioni per l'anniversario del referendum istituzionale che nel 1946 sancì il passaggio dal regime monarchico a quello repubblicano. Fu un risultato sofferto, ottenuto con una maggioranza di circa due milioni di voti; la gente scelse di tagliare i ponti con quei Savoia riconosciuti in qualche modo complici del ventennio fascista che ammorbò la nazione. Degli anni dei totalitarismi ci restano tante immagini, ma quelle che personalmente mi impressionano maggiormente non sono quelle più violente, bensì quelle che richiamano una perfetta geometria dei movimenti e l'omologazione completa del singolo alla causa. Le grandi ostentazioni militari tedesche, salutate a braccio teso dal Fuhrer, così come le parate mussoliniane, sono esempi di come tanti individui possano marciare in una direzione in uno stato di completa fissità mentale. La perfezione di quei movimenti all'unisono e la maestosità dello schieramento sono stati simboli di propaganda, di un modo di concepire la politica attraverso lo sfoggio del proprio arsenale, annullando il pensiero individuale.
La sfilata delle Forze armate che caratterizza ogni anno la festività del 2 giugno mi sembra sempre più anacronistica e lontana dallo spirito repubblicano e costituente sprigionato 65 anni fa.
In quell'occasione i cittadini scelsero di abbandonare le rigidità del sistema monarchico e il suo carattere protocollare per calarsi in una nuova storia dinamica, incentrata su quel processo costituente che pochi mesi dopo avrebbe fornito al paese i pilastri cui reggersi. E allora perché non cambiare il senso del 2 giugno di oggi, abbandonando un tale sfoggio o magari inserendolo in un contesto più ampio e rappresentativo della società intera. Pensate quanto sarebbe più affascinante una parata "costituente", con gli articoli della Costituzione al posto dei reggimenti, i suoi destinatari al posto di fucili e divise.
Berlusconi dorme alla parata. |
Sarebbe un giorno in cui fermarsi a capire veramente il senso della repubblica, delle sue istituzioni, delle sue origini. Non capisco perché monopolizzare la festa con una parata fatta per lo più da corpi militari professionali che, dopo l'abolizione dell'obbligo di leva, non hanno un collegamento diretto con la società. Trovo appropriata e doverosa la corona d'alloro depositata presso il Milite Ignoto all'Altare della Patria in omaggio ai caduti di tutte le guerre, ma la successiva marcia di fronte alle autorità è una caricatura di tempi remoti e oltretutto costa una decina di milioni di euro. La società di oggi ha valori diversi e in una ricorrenza così importante forse sarebbe meglio mostrare anche quelli.
Invece il protocollo e la noia continuano a sfilare. Stavolta il sonnellino del premier è un po' più comprensibile.
Ogni persona di buon senso può trovare tale spettacolo inopportuno e, oserei dire, di cattivo augurio. Di sicuro non rappresenta gli attuali costumi, l'attuale società italiana ed internazionale. Proponiamo un referendum per abrogare tale recita?
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