domenica 5 giugno 2011

Intervista a Giulia Innocenzi, volto di Annozero e autrice di "Meglio fottere".

La copertina del romanzo di Giulia Innocenzi.
Giulia Innocenzi è una ragazza in controtendenza rispetto ai "bamboccioni" evocati dal compianto Padoa Schioppa; trasferitasi a Roma per studiare alla Luiss otto anni fa, la ventisettenne romagnola ha bruciato le tappe: un'appassionata militanza politica nel mondo radicale, contraddistinta dall'impegno nell'associazione Luca Coscioni; la candidatura alla segreteria dei Giovani Democratici, con 12 mila voti riscossi, validi per ottenere il secondo posto; da 2 anni inoltre Michele Santoro l'ha scelta per condurre lo spazio dedicato ai giovani all'interno di Annozero. Giovani e politica quindi; due mondi che si sono spesso guardati con scetticismo ma anche con reciproca curiosità. Giulia ha riassunto l' esperienza accumulata e il suo punto di vista in un romanzo d'inchiesta intitolato "Meglio fottere.(che farsi comandare da questi)" (ed. Internazionali Riuniti), nel quale racconta 4 storie non vere ma verosimili di altrettanti giovani desiderosi di fare politica all'interno dei partiti, raffigurati con simbolici nomi di fantasia ma facilmente identificabili.

Qual è l'obiettivo del libro?
Denunciare il  malfunzionamento dei partiti, ormai ridotti a cordate di potere autoreferenziali e burocratiche. Ho voluto sottolineare i loro meccanismi di reclutamento, fondati su un sistema di cooptazione che fa sì che siano i peggiori e non i più meritevoli a occuparsi del bene comune.

Hai fatto una tesi sulla partitocrazia e conosci a fondo il mondo giovanile; come partecipano i giovani alla politica di oggi?
Credo che la logica partitica sia in forte calo; i ragazzi sono interessati e partecipano alla cosa pubblica, ma preferiscono farlo attraverso i movimenti, aggregandosi intorno ad alcuni pilastri come la Costituzione, la libertà e la lotta al precariato. Il successo del popolo viola è un esempio in tal senso.

Ecco, parliamo di movimenti. Tu hai visto da vicino la protesta degli "indignados" a Madrid; perché nei giovani italiani, alle prese con una situazione molto simile, non scatta la stessa scintilla?
Perché manca una piena consapevolezza della propria condizione; in Spagna i ragazzi dicono: "Non ci basta essere il futuro, vogliamo essere il presente"; i nostri invece, pur sapendo di vivere in un sistema che crea disuguaglianze, preferiscono attendere e magari trovare un posto all'interno di esso piuttosto che lottare per cambiarlo.

Come vedi Beppe Grillo? Un demagogo populista o un illuminato innovatore?
Ti rispondo come farebbero i suoi seguaci: è un comico. Sicuramente è stato bravo a portare al centro dell'agenda tematiche serie, parlando di ambiente, di meritocrazia, di conflitti di attribuzione e non solo; il problema è che a volte non capisce o finge di non capire che la politica è una cosa seria e che certe battute, vedi le storpiature dei nomi, tolgono inconsciamente credibilità a tutto il movimento.

Nel tuo libro la figura di Lisa, candidata a poco trasparenti primarie all'interno del "Partito di Tutti", è certamente la parte più autobiografica del romanzo. La tua critica alle poco democratiche nuove leve del partito è pungente; credi che una certa omologazione giovanile sia bipartisan?
Senza dubbio. Anzi. Spesso emergono giovani che parlano un linguaggio autoreferenziale e anacronistico, lontano dalla gente e sostanzialmente incomprensibile. Occorre che questi giovani leader ricomincino a sintonizzarsi con la società in cui vivono. (Ogni riferimento a Fausto Raciti, segretario dei Giovani Democratici e suo antagonista nelle elezioni di tre anni fa, non è puramente casuale..ndr).

Tu provieni dal mondo dei Radicali, non troppo brillanti nelle ultime consultazioni elettorali. Che apporto concreto potrebbero dare alla politica attuale?
Le idee radicali restano vincenti soprattutto su due aspetti: in ambito economico, attraverso la liberazione del mercato da lacci e lacciuoli, ponendo al centro del sistema l'individuo sulla scia del modello nordeuropeo; in ambito sociale, affrancando i singoli dall'ingerenza statale nelle decisioni più private, ossia le decisioni sul fine vita e la piena libertà sessuale. Trovo grave che ci sia poco spazio per un serio dibattito pubblico sul rapporto tra etica e politica.

Che conclusioni hai tratto del risultato delle amministrative?
C'è stato un netto scatto popolare; la gente si è stufata di incassare passivamente e si è mossa per un cambiamento. I sindaci che hanno ottenuto i maggiori consensi sono stati quelli capaci di stare in mezzo alla gente, di ascoltarne i bisogni e di creare un'empatia con un elettorato che ha valutato le singole persone e non le sigle politiche. Perciò si può dire che hanno vinto i cittadini e hanno perso i partiti.

Il crollo di consensi del premier è stato anche imputato alla mobilitazione femminile contro la mercificazione del corpo delle donne emerso dalle inchieste giudiziarie; a molte ospiti di Villa san Martino venivano promesse e talvolta concesse cariche istituzionali. E' una degenerazione dell'originaria idea delle "quote rosa"?
Anni fa ritenevo necessario riservare una porzione di "poltrone" alle donne, per fronteggiare un arroccato sistema maschilista, poco disposto a concedere possibilità a femmine meritevoli e capaci. La degenerazione del potere, coi suoi meccanismi di cooptazione, mi ha fatto cambiare idea: vedere certe donne in posizioni importanti è squalificante per tutte coloro che lottano per costruirsi il successo dignitosamente; meglio allora non contingentare e sperare che i cittadini siano in grado di scegliere i rappresentanti più idonei, uomini o donne che siano.

A proposito di pregiudizi maschilisti, Belpietro ti ha definito "velina di sinistra". Tu come lo definiresti?
(Ride) Belpietro è un giullare di destra che deve solo allietare il suo committente.

Per concludere, credi che i partiti possano riassorbire i bisogni della società, ristrutturandosi,o che siano destinati a scomparire?
Ho un'idea piuttosto radicale sul tema: credo che i partiti siano ormai obsoleti e che sia necessario trovare al più presto nuovi strumenti di partecipazione e di rappresentanza. Sto facendo un dottorato di ricerca su questo tema; spero di elaborare al più presto qualche soluzione adeguata.



 

2 commenti:

  1. Sembrerebbe fantastatica e senza risvolti...tranne quello della lealtà infinita...

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  2. Democrazia Diretta dei Cittadini
    Ci sono molti strumenti di democrazia diretta e partecipativa che sono stati creati nel mondo e che funzionano. Il referendum, l'iniziativa, la revoca degli eletti, i sondaggi informati, i town meeting del 21° secolo, il bilancio partecipativo, gli strumenti per realizzare l'urbanistica partecipata. Non occorre inventare nulla, basta studiare e applicare gli strumenti che funzionano nel mondo anche in Italia, a partire dai centri di potere più vicini ai cittadini, i Comuni.
    Ciao Giulia, per la tua ricerca credo ti sarà senz'altro utile studiare questo materiale
    http://www.paolomichelotto.it/blog/wp-content/uploads/2011/05/vivere-meglio-con-piu%CC%80-democrazia.pdf

    http://www.paolomichelotto.it/blog/wp-content/uploads/2011/04/Guida-DD.pdf


    Un abbraccio Gianni G. (webstep)

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