giovedì 16 giugno 2011

Lettera di un lettore.

Stracquadanio
Secondo l'eminente Stracquadanio la sinistra dilaga sul web perché il suo corpo elettorale è formato da persone senza lavoro o che  lavorando poco e male possono permettersi di passare le ore in rete. Una tesi sorprendente quella del deputato del PdL già conosciuto per le pagelle somministrate ai compagni di governo e per essere il barzellettiere prediletto di Berlusconi. Pensandoci bene, non stupisce così tanto sentire frasi così agghiaccianti da una persona che ebbe a dire che le donne facevano bene a usare il proprio corpo per fare carriera politica. C'è prostituzione fisica e prostituzione mentale. Oppure c'è il resto del paese. Al momento la maggioranza di esso. Ho ricevuto ieri una lettera di un ragazzo, Mattia Gangi. Ha scritto per diversi giornali, sta finendo il percorso universitario nei tempi giusti, ha viaggiato e come altri 28 milioni di persone è andato a votare al referendum. Studia i processi di comunicazione sul web e la sua lettera spiega, con meno superficialità rispetto allo "stakanovista" deputato del Pdl, le ragioni della mobilitazione tecnologica cui stiamo assistendo. Vi lascio alla lettura.





Il mio televisore 32'', comprato con soddisfazione durante un impeto di consumismo natalizio, dorme, spento, deturpato delle sue funzioni primarie. Colpevolmente non ho chiamato l'antennista, non ho collegato il digitale terrestre; da mesi il mio enorme telefunken ultra piatto, HDMI, tecnologia LED, mi guarda silenzioso, attivandosi solo quando pietoso inserisco la pennetta USB, o l'hard disk, per spararmi in modo criminale una quantità abnorme di film e serie Tv che allietano le mie serate solitarie, e le mie nottate in compagnia.  Tuttavia  il fatto stesso di non guardare la televisione non mi rende migliore dei tanti, troppi, milioni di italiani che lo fanno; né mi rende immune dalle vagonate di merda che ogni giorno siamo costretti a sorbire attraverso la congiura mediatica cui siamo sottoposti.

Un televisore spento.
Perché passo la prima parte della mia giornata a leggere la rassegna stampa, leggo i quotidiani online e guardo i programmi Rai attraverso la piattaforma digitale di Rai.tv. Tra l'altro sono un acceso sostenitore delle nuove tecnologie, e lo sarei stato anche cinquant’anni fa quando il tubo catodico conquistava la vita dei miei concittadini. Avrei speso la stessa quantità di soldi rapportati al cambio degli anni '50 per un enorme telefunken di prima generazione all'interno del quale guardare con stupore la realtà rappresentata, il mondo al di fuori della mia portata oculare. Vi dirò di più, allo stesso modo in cui mi sono comprato uno Smartphone ed abuso dei piaceri tattili del touch screen, negli '80 avrei comprato una macchina da scrivere digitale e nei '90 uno dei primi Mac Book con schermo in bianco e nero.

Domenica sono stato a votare per il referendum del 12 e 13 Giugno che ha segnato una vittoria schiacciante dei Sì. E ho votato 4 Sì. La politica ne ha parlato molto, il giornalismo televisivo invece è stato colto da un'irrefrenabile ondata di stitichezza informativa. Le home dei giornali online sono state invase di contenuti video, audio e di articoli che hanno rappresentato la vittoria referndaria come risposta della cittadinanza all'affarismo rapace della classe politica; i social network ed i blog – come questo – hanno smosso un'opinione pubblica narcotizzata dall'incubo anni '80 nel quale i dirigenti Rai e Mediaset l'hanno incatenata da vent'anni. Ora, non voglio certo dire che i nuovi mezzi di comunicazione siano la risposta per rivitalizzare una democrazia da sempre scricchiolante come la nostra, ma di certo qualcosa è cambiato nell'approccio alle tematiche politiche e prima di tutto sociali.

Qualcosa si è smosso nella palude del qualunquismo e dell'indifferenza tanto da portare soggetti storicamente impermeabili all'attivismo politico a mobilitarsi in prima persona, non solo come soggetto passivo ma come agente primario di una rivoluzione morbida che vede nel passaparola il suo punto focale. I balbettii indecifrabili della casta giornalistica che occupa militarmente le emittenti dimostrano la stessa impreparazione culturale di una classe politica che, o blatera idiozie senza senso ( PDL – Lega ), o cerca spasmodicamente di appropiarsi di un risultato di cui non è neanche lontamente responsabile ( PD ).  In altri paesi questi stessi signori stanno cercando di fiutare il vento che cambia adattandosi alle novità messe in moto dal Web, modificando la produzione dei contenuti e riadattando il loro linguaggio ad un elettorato sempre più attento e sempre meno coglione.

Persino il mio telefunken spento ed acceso a singhiozzi ha capito che qualcosa non quadra, e i suoi progettisti hanno inserito la funzione televisiva tra le altre, ad un livello di pari importanza. Premendo un paio di tasti sul telecomando il mio televisore diventa uno schermo per il computer, l'interfaccia della mia Wii e del mio lettore DVD ed infine un lettore di device esterni. Senza soffrire di crisi d'identità il brand che ha prodotto per una vita televisori, che per decine di anni hanno trasmesso in modo monodirezionale il mainstream della politica, ha deciso di cambiare prodotto producendo il medesimo elettrodomestico ( che fa tanto anni '70).

Quello che voglio dire è che, senza eccessi di entuasismo tecnologico, abbiamo la possibilità di cambiare e personalizzare la nostra dieta mediatica. L'evoluzione dei prodotti, chiaramente sfuggita di mano ai tecnocrati, permette spiragli insospettati di invulnerabilità di fronte all'eterodirezione del pensiero unico. Approfittiamone no? 

4 commenti:

  1. già ribattezzato dal sottoscritto onorevole straguadagno (senza fare un cazzo)...
    gab

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  2. vabbe', conoscendo l'autore di questo blog pero'... magari un fondo di verita' ci potrebbe pure essere!! :)

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  3. Brunetta, Stracquadanio, precari, internet... servono teorie per spiegarlo...
    http://notiziedelfuturo.blogspot.com/2011/06/cosa-si-fa-online.html

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