È opinione diffusa che gli italiani non abbiano uno spiccato senso civico e che il degrado delle istituzioni nazionali derivi anche da una tendenza autolesionista a radicalizzare qualsiasi scontro. Il patriottismo è stato a lungo un valore occasionale, per di più legato a eventi sportivi, e gli interessi individuali sono stati tendenzialmente anteposti al bene comune. Bisogna però anche riconoscere che i nostri connazionali sono sempre stati in grado di ritrovare una certa unità d'intenti per superare i momenti più cupi: gli esempi delle due guerre sono una chiara testimonianza in tal senso, così come il superamento degli anni di piombo e dell'odissea giudiziaria di Tangentopoli. In quei momenti il popolo ha preso coscienza della situazione e ha affrontato di petto i problemi.
Cesare Battisti, patriota. |
Nelle città in cui abitate è molto probabile che ci sia una strada o una piazza intitolata a Cesare Battisti e la targa sarà probabilmente completata dalla dicitura 'eroe nazionale'. L'uomo di cui si parla fu un irredentista trentino, socialista, arruolatosi nell'esercito italiano per combattere l'Austria; la sua lotta per liberare Trento finì nel luglio del 1916, quando fu catturato dalle truppe nemiche e impiccato dopo un processo sommario; avrebbe potuto salvarsi ma rivendicò fino in fondo gli ideali che lo avevano portato allo scontro. Le testimonianze dell'epoca dicono che le sue ultime parole furono "Viva l'Italia!", un grido che avrebbe spinto gli altri combattenti a perseguire l'unità territoriale del paese.
Cesare Battisti, latitante in Brasile. |
Una sessantina di anni dopo, in un'Italia riunificata e repubblicana, un altro Cesare Battisti si affacciò sulla scena con l'intento di dividere ciò che era stato faticosamente unito. Erano gli anni di piombo, un periodo in cui si moriva per le strade per divergenti visioni politiche ma anche solo perché capitava di trovarsi nel mezzo a questa criminale degenerazione ideologica. Battisti apparteneva ai Proletari armati del comunismo (Pac), una di quelle tante formazioni createsi in quegli anni da una parte e dall'altra della barricata, uno di quei troppi gruppi che portarono un'Italia insanguinata sull'orlo della guerra civile.
Nel perseguire i propri ideali, l'omonimo dell'eroe di guerra, si macchiò di quattro delitti e fu per questo arrestato e condannato all' ergastolo. Questo Battisti scelse però una via diversa: approfittando delle lacune nella sicurezza del carcere di Frosinone, fuggì dall'Italia e dalla propria coscienza; riparò in Francia, dove una sgangherata prassi giudiziaria, la dottrina Mitterrand, gli permise di vivere lì come rifugiato politico. Dimenticò in fretta la lotta proletaria, sposando la causa salottiera, facendo comunella con quella gente alto borghese a cui pochi anni prima avrebbe puntato una pistola alla tempia. Quando la comunità europea sconfessò la dottrina, fu costretto di nuovo alla fuga, entrando in quel Brasile che poco dopo lo arrestò per falsificazione di documenti. Una cosa normale per uno che aveva barattato l'identità. Il rifiuto di estradizione è storia di questi giorni e per approfondire il profilo giudiziario ho consultato un ricercatore di diritto internazionale, Domenico Pauciulo dell'Università del Molise.
Domenico Pauciulo, esperto di diritto internazionale |
La sua spiegazione è chiarissima: "L'intera vicenda dimostra la debolezza politica dell'Italia in politica estera. Nel diritto internazionale sono molto rilevanti i rapporti di forza e le azioni diplomatiche: la nostra classe politica ha mostrato debolezza nel non saper imporre le proprie ragioni e nel far valere i trattati bilaterali col paese sudamericano. Il trattato del 1989 stipulato col Brasile prevede che siano riconsegnate al paese di origine le persone ricercate o coloro che devono scontare le pene comminate dal proprio ordinamento giudiziario.
Tuttavia l'accordo prevede una serie di clausole che consentono alla nazione ospitante di non estradare una persona che corra il rischio di essere perseguitato per reati politici o processato per essi. Il Brasile ha riconosciuto lo status di rifugiato politico, attraverso un provvedimento firmato a fine mandato dal presidente uscente Lula, deputato a giudicare la questione, in quanto problema di politica estera. Il ricorso dell' Italia è stato rigettato dal Tribunale supremo e il nostro governo si trova davanti solo strade in salita per giungere a conclusioni positive; improbabili missioni speciali per prelevare il latitante; sterili sanzioni economiche, completamente irrisorie considerata la crescita economica del Brasile; oppure un complesso percorso giudiziario, fondato su un già annunciato ricorso alla Corte internazionale di giustizia per la violazione del suddetto trattato dell'89 e per l'inadempimento del Trattato di Vienna sul rispetto dei trattati.
Tuttavia il ricorso deve essere preceduto da un tentativo di conciliazione, come previsto dalla Conciliazione degli ordinamenti giudiziari stipulata nel '54; nel caso che falliscano, come probabile, gli obbligatori negoziati diplomatici e tentativi di compromesso, si giungerà alla Corte, che non ha però un potere di sanzione assoluto. È quindi possibile che dopo questo lungo iter, seppure in presenza di una pronuncia favorevole, l'Italia sia ricompensata con un semplice risarcimento monetario o beffarde scuse ufficiali".
Tirando le conclusioni, appare sconcertante l'idea che la comunità internazionale si è fatta del nostro sistema di giustizia. Prima Mitterrand,poi Lula hanno reputato l'Italia incapace di processare serenamente gli autori di efferati crimini, temendo nell'incuria e nell'estremismo di una magistratura politicizzata. Che ironia sentire il nostro premier parlare di brigatismo giudiziario e vedere manifesti del Pdl invocare la cacciata delle Br dalle procure. Se così fosse, gli strenui difensori di Battisti lo avrebbero imbarcato sul primo aereo.
In sostanza, se anche SB venisse processato, se anche venisse condannato ed imprigionato, se anche risparmiasse alle povere guardie carcerarie la sua simpatica compagnia per allietare quella delle hostess di TAM linhas aéreas, lo ritroveremmo a festeggiare il suo 80° compleanno al Billionnaire? Se non ci fosse da piangere, anche sensu strictiori per le vittime di tutti i criminali, è la sceneggiatura per un film horror!
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